Wanderer, Wandern, Wanderung.


Wanderer, Wandern, Wanderung. Il "viandante", nella nostra mentalità latina è sempre stato colui che transita da un luogo all'altro, da una collettività all'altra, consapevole che la casa, il gruppo sociale ben identificato sono gli ambiti che gli competono, che sente suoi ed in cui si riconosce. Il cammino è un viaggio, da programmare e compiere nel più breve tempo possibile perché ostico e talvolta pericoloso con poca o nessuna attenzione per le nuove realtà che li circondano.



Ben differente è invece la connotazione auratica che la parola Wanderer, viandante, assume nelle terre di lingua tedesca. Qui, chi segue un cammino non si dirige verso qualcosa di connotabile fisicamente, verso un "luogo" reale, tangibile; al contrario, egli è un avventuriero dello spirito, un essere che va alla ricerca di sé stesso, o meglio dell'indefinibile, di ciò di cui una lontana eco del proprio animo rende certi dell'esistenza, ma che sfugge ad ogni più rigorosa disamina razionale. La Wanderung, quasi sempre a piedi, quasi mai a cavallo, il fine e non il mezzo; di chi giace per una notte sotto un riparo di fortuna, od offerto da uno stanziale ospitale, ben sapendo che ciò non è, nè è desiderato, per sempre; che il giorno successivo il cammino dovrà riprendere, lungo prati verdi, colli boscosi, radi villaggi annunciati da campanili appuntiti, sotto cieli sempre mossi, sempre spazzati dal vento, talvolta plumbei ed ostili; talvolta in compagnia, ma più spesso da soli. 

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